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Elettrostimolazione


Elettrostimolazione

Uno dei metodi per raggiungere il benessere fisico si chiama elettrostimolazione e prevede l'uso di un apparecchio che stimola le fibre muscolari attraverso impulsi elettrici a bassa frequenza.
Le contrazioni fisiologiche imposte dall'elettrostimolazione consente ai muscoli, di acquistare volume, forza, resistenza e di bruciare le riserve di grasso localizzato.
Insomma con l'elettrostimolazione è possibile stimolare le fibre muscolari al pari dell'esercizio fisico.
È chiaro, comunque, che l'elettrostimolazione può agire solo su uno o due muscoli alla volta e quindi se è molto utile per riabilitare i muscoli di un arto immobilizzato in seguito ad infortunio, non può sostituire una seduta di allenamento ma solo integrarla validamente.
Bisogna anche sottolineare il fatto che l'effetto di dimagrimento non è causato dall'elettrostimolazione direttamente sul grasso ma bensì dall'effetto drenante che si produce nella zona del trattamento; inoltre è assolutamente consigliabile far seguire la seduta di elettrostimolazione ad un'attività aerobica.
È importante che l'apparecchio da utilizzare sia conforme alle normative CEE per gli apparecchi elettromedicali.
È controindicato l'uso degli elettrostimolatori nelle seguenti aree e situazioni :

  • Malattie acute
  • Febbre oltre i 38°
  • Malattie Infettive
  • Cancro
  • Malattie cardiache
  • Tumori dell'apparato digerente
  • Gravidanza
  • Testa
  • In presenza di gravi problemi alle articolazioni
  • Pazienti obbligati al riposo


Gli elettrostimolatori moderni vengono venduti completi di "programmi" di allenamento dedicati a diversi scopi:


riscaldamento
forza
resistenza aerobica
forza resistente
forza esplosiva
recupero
capillarizzazione
decontratturante

Per apparecchi dedicati all’estetica:
tono
rilassamento
drenaggio

Per apparecchi dedicati al recupero di infortuni:
programma antalgico (onde TENS)

Ogni programma prevede l'alternanza di momenti di contrazione e di momenti di pausa o di azione decontratturante.

La durata di ogni programma può andare da un minimo di 20 minuti a un massimo di 45 minuti in funzione del programma utilizzato e del tempo che si ha a disposizione per allenarsi.
Molti elettrostimolatori danno, infatti, la possibilità di modificare la durata preimpostata della seduta.

L'intensità (in mA) deve essere impostata dall’atleta e deve essere tale da stimolare il muscolo fino alle soglie della tensione massima sopportabile e in funzione del tipo di programma e quindi della qualità muscolare allenata.
Il numero di sedute settimanali va da un minimo di 2 sedute per gruppo muscolare ad un massimo di 4 sedute, da tenersi in giorni non consecutivi sullo stesso gruppo muscolare.


Io consiglio apparecchi dotati di 4 canali di uscita (comandati indipendentemente) con 6-8 elettrodi totali per lo sportivo che vuole aumentare la forza e la massa muscolare.
Per chi è interessato al solo fitness e all'estetica vanno bene anche apparecchi dotati di 2 canali di uscita ma almeno con 6 elettrodi totali.
Per chi è interessato solo alle onde TENS vanno bene anche apparecchi dotati di 2 canali di uscita con solo 4 elettrodi.

Se decidete di acquistare un elettrostimolatore vi troverete di fronte a prezzi che variano da 100 euro a 1.000 euro (stiamo parlando di apparecchi “per la famiglia”).
Noi consigliamo un elettrostimolatore che non costi meno di 200, (e che sia dotato di un buon numero di programmi e di 4 canali di uscita ma, se ve lo potete permettere, un apparecchio più costoso sarà più curato nella costruzione e avrà più dotazione di programmi ed accessori).

Nella scelta considerate anche se vi può servire il trattamento con onde TENS (diminuzione del dolore) oppure no.

Infine, per chi usa intensamente il proprio elettrostimolatore consigliamo gli elettrodi adesivi con attacco a clip (o a bottone) in quanto di minor costo.

T.E.N.S.


T.E.N.S.

La TENS, accelera il recupero delle condizioni ottimali della muscolatura, dopo allenamenti e/o al termine delle competizioni. Allevia contratture muscolari causate da traumi di diversa origine. Inoltre aumenta l'irrorazione sanguigna e la circolazione linfatica, allevia il senso di fatica e di stanchezza fisica. I migliori risultati sono ottenuti utilizzando una bassa intensità di stimolazione così da ottenere solo una minima contrazione del gruppo muscolare. La contrazione di una sola parte delle fibre favorisce l'effetto drenante sull'intero muscolo e permette l'eliminazione di tossise (ad esempio l'acido lattico) prodotto dall'affaticamento muscolare. Il programma è anche un trattamento antalgico-antinfiammatorio, utile nelle sindromi dolorose arto-tendinee e muscolari. Utile programma anche per i dolori muscolari e le contratture della zona lombare e cervicale.

MAL DI SCHIENA


Il mal di schiena può essere un sintomo legato a una varietà di disturbi dei muscoli, tendini, legamenti, ossa o organi interni. I più comuni sono causati da distorsioni dei muscoli e dei tendini e sono il problema più frequentemente curato dai medici dopo il raffreddore. Sono molto pochi i mal di schiena che diventano gravi; tuttavia quando si manifestano sono debilitanti. Gli strappi alla schiena sono inevitabili e tutti dovremmo essere preparati a questo tipo di situazioni. Per avere una schiena sana è importante che la colonna abbia una posizione corretta, bisogna tenere il busto eretto, controllare il peso, l’allineamento, il riposo e non fare sforzi eccessivi.
Alcune delle cause fondamentali del mal di schiena sono artrite, osteoporosi, infezioni e febbre, tumore, debolezza dei muscoli dello stomaco, ulcera peptica, tensioni o stress emotivo, problemi femminili, ernia discale o altri danni alla colonna vertebrale, curvatura anormale della colonna vertebrale e disturbi del sistema urinario. Il mal di schiena è causato spesso da uno stiramento o da uno strappo muscolare che si manifestano solitamente in seguito ad esercizio o attività fisica eccessiva o inadeguata, portamento scorretto, letti troppo soffici o sollevamento errato. Il sovrappeso e l’obesità, i piedi piatti e una diversa lunghezza degli arti inferiori sono altri fattori che possono provocare mal di schiena. Un mal di schiena accompagnato da febbre o mal di testa dovrebbe essere sottoposto a diagnosi medica.

Il disturbo alla schiena più doloroso è l’ernia del disco. Quando il disco, o i legamenti che lo sostengono, si indeboliscono, si sposta e schiaccia una serie di delicati nervi spinali, causando dolori lancinanti e talvolta perdita del controllo della vescica.
Il mal di schiena può essere causato da alcune zone più sensibili nei muscoli chiamate punti di innesco. Le terapie naturali possono essere un ausilio nella cura del mal di schiena. Il massaggio intorno alla colonna è rilassante e scioglie la tensione muscolare, diminuisce il dolore e accelera la guarigione. Tra le numerose cure che possono essere effettuate secondo la causa esatta del mal di schiena, e che hanno dato risultati positivi in molti casi, ricordiamo: manipolazioni chiropratiche della colonna, uso di impacchi caldi e freddi, iniezioni di sostanze ad effetto anestetizzante nella zona dolorante, applicazione di raggi radiofrequenza, che eliminano i dolori nei nervi circostanti il disco spostato, e agopuntura. L’intervento chirurgico è necessario solo in circostanze estreme.

Lo sport è considerato un modo non solo di prevenire il mal di schiena, ma anche di curare i problemi alla schiena (80%) in brevi periodi di tempo. I muscoli deboli, poco usati e tesi sono responsabili della maggior parte dei dolori alla schiena. Esercitando i muscoli posturali fondamentali si può ringiovanire il sistema di sostegno del corpo per combattere le cause del dolore e avere di nuovo una struttura perfettamente funzionante. Le persone attive soffrono meno di dolori alla schiena. Gli esercizi raccomandati sono quelli aerobici, lo stretching e gli esercizi di potenziamento della muscolatura e la piscina.
La prevenzione del mal di schiena prevede esercizi fisici, un portamento corretto, un sollevamento adeguato (piegandosi ad esempio sulle ginocchia invece che sul punto vita) e l’eliminazione di qualsiasi stress fisico o emotivo non necessario. Anche in caso di ernia del disco, gli esercizi che riallenano i muscoli indeboliti possono spesso migliorare le condizioni della colonna. Gli esercizi per rassodare i muscoli dello stomaco possono dare sollievo alla tensione quotidiana esercitata sulla parte bassa della colonna. Molte persone che soffrono di mal di schiena non hanno abbastanza forza nei muscoli per sostenere il proprio peso. Anche in questo caso un esercizio fisico adeguato darà forza e resistenza ai muscoli indeboliti. Camminare muovendo le braccia è uno dei migliori esercizi per la parte inferiore della schiena. Mantenendo il peso ideale rispetto all’altezza si diminuirà la tensione sulla schiena. Il fumo è un vasocostrittore che limita l’afflusso di sangue al disco.

Alcune sostanze nutritive sono molto importanti per mantenere la spina dorsale in buona salute. Le proteine sono necessarie ai tessuti di sostegno, ma quelle di origine animale contengono acido urico ed è meglio evitarle sino a completa guarigione. Altri alimenti ricchi di proteine sono la soia e la combinazione di cereali e legumi. Il complesso B, soprattutto la niacina, è necessario per dare forza ai tessuti nervosi. Le vitamine C e D insieme al calcio sono importanti per lo sviluppo e il mantenimento delle ossa e delle funzioni nervose.









RIABILITAZIONE PROPRIOCETTIVA DELLA CAVIGLIA


Dopo un trauma distorsivo della caviglia spesso, dopo la guarigione clinica, si trascura tutta la fase di "guarigione sportiva", ossia quella fase in cui l'atleta riacquista la capacità di eseguire nuovamente i gesti tecnici dello sport praticato, e spesso questo comportamento è causa di recidive del trauma o di ridotta efficienza funzionale.

Nella rieducazione della caviglia dell'atleta dopo un infortunio, una fase molto importante è senza dubbio quella di stimolazione "propriocettiva" della struttura che ha subito il trauma.

I recettori propriocettivi sono recettori nervosi estremamente specializzati e sono presenti in numero elevato nelle strutture articolari, soprattutto su legamenti e capsula.

Il loro compito è quello di inviare continuamente informazioni sullo stato di stiramento di tali tessuti per permettere al nostro sistema nervoso di reagire in modo adeguato ed estremamente rapido con contrazioni della muscolatura, idonee a stabilizzare l'articolazione e quindi conservare i rapporti articolari stessi, anche in situazioni dinamiche particolarmente stressanti per la caviglia. Tali recettori forniscono anche informazioni al cervelletto, insieme ai recettori visivi, vestibolari e uditivi, necessarie per il mantenimento dell'equilibrio nello spazio.

Nel piede i propriocettori si situano in particolare sulla capsula e sui legamenti dell'articolazione tibiotarsica, sottoastragalica e metatarso-falangee del primo dito: zone "fondamentali" per una dinamica ottimale in stazione eretta.

In seguito ad un trauma , la lesione di alcune fibre capsulari e tendinee, l'insorgenza di edema delle strutture e gli stimoli dolorosi alterano il sistema di feed-back "stimolo propriocettivo-risposta neuromuscolare", aumentando i rischi di recidive a carico dell'articolazione colpita.

Diventa fondamentale per lo sportivoo, recuperare nel minor tempo possibile le capacità propriocettive e stimolarle per restituire all'articolazione traumatizzata la piena efficienza e funzionalità.

La rieducazione neuromuscolare della caviglia e del piede generalmente passa attraverso fasi diverse, nelle quali gli stimoli proposti all'atleta subiranno un incremento per quantità e qualità; sarà inoltre importante variare il più possibile gli stimoli stessi cambiando i parametri del movimento (asse, "range" e velocità).

Per la rieducazione propriocettiva si utilizzano solitamente piani instabili, quali le tavolette Freeman, ma molto altro è possibile fare sfruttando l'uso di semplici attrezzi, stimoli manuali indotti dal terapista e il carico del paziente stesso sia in acqua che in palestra.

Di seguito viene proposta una metodica di rieducazione propriocettiva neuromuscolare utilizzando gli esercizi tradizionali.

FASE INIZIALE

La rieducazione propriocettiva deve essere iniziata precocemente, anche quando ancora al paziente non è concesso il carico sull'arto traumatizzato. In questa fase gli esercizi sono eseguiti da seduto, ad arto quasi completamente "scarico".

Esercizio 1 - Appoggiando il piede leso su una tavoletta tipo Freeman a mezzelune (con un solo asse di movimento), si esegue il movimento di flesso-estensione (mezzelune ad orientamento longitudinale) della caviglia, mantenendo un range angolare in cui non sia presente dolore. Il movimento è lento, graduale e controllato per tutto l'arco di esecuzione. Si effettuano 10-20 ripetizioni.

L'esercizio si ripete variando l'asse di movimento (orientare le mezzelune della tavoletta trasversalmente, con obliquità a destra e poi a sinistra. Si introducono così i movimenti di prono-supinazione e inversione-eversione per poi passare all'uso della tavoletta a base semisferica che permette movimenti combinati (circonduzione).

Le esercitazioni vengono effettuate dall'atleta anche ad occhi chiusi, per esaltare le qualità propriocettive non più coadiuvate dall'apporto visivo.

Esercizio 2 - In questa fase può diventare importante l'uso della terapia manuale (controresistenze), nella quale il terapista stesso può percepire la qualità della risposta neuromuscolare dell'atleta, variando sempre gli schemi di movimento proposti.

FASE INTERMEDIA A CARICO LIMITATO

In questa fase gli esercizi proposti in precedenza, vengono eseguiti dall'atleta in piedi, con il piede sano poggiato al suolo e quello infortunato sulla tavoletta. Il carico sul piede traumatizzato viene aumentato progressivamente sempre comunque in un range di assenza di dolore.

Si inizia il lavoro in acqua dove grazie alla spinta idrodinamica, è possibile anticipare gli esercizi in ortostatismo a pieno carico. A tal proposito ecco alcuni esercizi da eseguire in acqua.

Esercizio 3 - Inizialmente semplici affondi e/o piegamenti e distensioni sugli arti inferiori, a occhi chiusi, dove le piccole instabilità che si generano durante l'esecuzione (proprio a causa dell'assenza della visione) sono in grado di stimolare la risposta dei propriocettori.

Esercizio 4 - Si effettuano gli esercizi 2 -3 sulle tavolette di Freeman, visti prima, in carico stavolta bipodalico e con gli occhi prima aperti e poi chiusi.

FASE FINALE

A questo punto vengono proposti esercizi con carico sugli arti inferiori sempre maggiore e introdotti esercizi dinamici, dove oltre ai movimenti attivi e precisi eseguiti in precedenza, viene chiesto all'atleta di mantenere l'equilibrio in situazioni di sempre maggiore "instabilità".

Si ripetono gli esercizi sulle tavolette sia in appoggio bipodalico che monopodalico, eseguendo, oltre ai movimenti attivi della caviglia, anche dei piegamenti sugli arti inferiori, cercando in questo caso di mantenere orizzontale la tavoletta stessa durante il piegamento. Le tavolette utilizzate hanno una superficie d'appoggio sempre minore e quindi aumenta l'instabilità e quindi la difficoltà dell'esercizio che, se eseguito ad occhi chiusi raggiunge livelli di impegno molto elevati.

Esercizio 5 - L'atleta in appoggio monopodalico su una tavoletta, deve mantenere la posizione ad occhi chiusi, mentre il terapista imprime piccole spinte destabilizzanti sull'atleta, da diverse direzioni; l'esercizio si ripete a vari gradi di piegamento degli arti inferiori.

Esercizio 6 - L'atleta in appoggio monopodalico su una tavoletta , mantiene l'equilibrio a gradi diversi di piegamento del ginocchio, quindi esegue esercizi con l'arto superiore (ad esempio lanciare una palla contro il muro e riprenderla). Oltre all'effetto destabilizzante, si distoglie in tal modo l'attenzione dall'arto infortunato automatizzando le risposte neuromuscolari.

Esercizio 7 - L'atleta esegue alcuni balzi prima con atterraggio su due piedi e poi su un piede solo, sul tappeto elastico e sulle tavolette; il balzo viene eseguito da varie direzioni in avanti, in direzione obliqua, di lato e così via. Per ultimo vengono effettuati dei percorsi composti da tavolette diverse e tappeti elastici, nei quali l'atleta balza da una superficie all'altra.

GRADUALITà e VARIABILITà

Gli esercizi illustrati sono solo una parte di quelli possibili, ma spiegano bene quale deve essere la filosofia del lavoro di riabilitazione propriocettiva, che vede nella gradualità e nella variazione degli stimoli il suo punto di forza.

Gli atleti necessitano di questo tipo di esercitazioni non solo per recuperare da un trauma, ma anche come prevenzione degli eventi distorsivi molto frequenti in sport come la pallavolo, il calcio, il basket: i risultati ottenuti incoraggiano a proseguire questo tipo di lavoro preventivo.

Infrarossi


Infrarossi consigliata dai medici

Il dott. Ralf Kleef, esperto d’ipertermia di fama internazionale, sul trattamento ipertermico e sul sistema a raggi infrarossi afferma:
L’effetto termico dei raggi infrarossi
Il calore prodotto durante un trattamento a raggi infrarossi, penetrando in profondità in una determinata zona del corpo, produce un benessere immediato e aiuta a prevenire in modo duraturo molte patologie.
Quali effetti positivi produce il trattamento termico ai raggi infrarossi
Rafforza e modula il sistema immunitario
Favorisce il metabolismo, la perfusione sanguigna, l’eliminazione delle scorie e la disintossicazione dell’organismo
Induce benefici concreti negli stati di tensione muscolare e nelle malattie della pelle
Il calore sviluppato dalla lampada alogena di InfraCare penetra in profondità alleviando in modo efficace il dolori muscolari e delle articolazioni, temporanei o persistenti.
Il piacevole calore che penetra dall'epidermide migliora la circolazione sanguigna e rilassa i muscoli. In questo modo, il corpo si libera delle impurità e irrora velocemente le aree più cariche di tensione con sangue ricco di ossigeno, dando reale sollievo dal dolore. InfraCare per trattamenti mirati dispone di un'innovativa tecnologia che assicura la distribuzione uniforme del calore su aree di 20 x 30 cm.

Crema all'Arnica - Ottima per lo Sport



Il rimedio naturale di ogni trauma, particolarmente utile nello sport: la crema all’ Arnica

L’ Arnica è il rimedio preferenziale delle conseguenze di traumi: ogni tipo di urto, caduta, incidente, piaga, può trovare benefici dal trattamento.

Durante lo sport si verificano notoriamente frequenti infortuni, ma anche a casa o sul posto di lavoro o nel corso di incidenti stradali non sono rari piccoli o grandi traumi. Il campo di applicazione principale dell'arnica è il trattamento esterno di lesioni interne di ogni tipo: contusioni, stiramenti muscolari e tendinei, schiacciamenti, ematomi, gonfiore dei tessuti in seguito a rotture ossee.

In traumatologia è utile somministrarla il più presto possibile per limitare ematomi e dolori.

Ogni tipo di trauma locale, deve far pensare automaticamente all’ Arnica.

La crema all'arnica! L'uso della crema all'arnica è indicato nel trattamento post traumatico prolungato; è anche una crema curativa molto efficace in casi di ferite, abrasioni ed eruzioni cutanee. Anche per un trattamento di appoggio in caso di acne giovanile e pelle impura, quella all'arnica si è dimostrata una crema molto utile. Nelle punture di insetto lenisce il prurito. La crema va applicata sulle parti interessate più volte al giorno; eventualmente fasciare la parte.

Il dolore del dopo gara

Come eliminare l’acido lattico e il dolore muscolare del dopo gara

Nel dolore muscolare tardivo i muscoli colpiti sono quelli che hanno fatto un lavoro molto più prolungato o più intenso di quello abituale, in particolare quelli che compiono il cosiddetto lavoro negativo, quelli, se vogliamo semplificare le cose, che intervengono per frenare il corpo o un segmento di esso, per esempio il muscolo quadricipite quando si cammina in discesa, oppure quelli del polpaccio se si fanno molti saltelli.
Oltre che dolenti i muscoli sono gonfi, duri, meno estensibili (ossia allungabili con minore facilità con esercizio di stretching), talvolta anche più caldi. Se in questa situazione ci si sottopone ad un esame del sangue, vi si trovano, in concentrazioni talvolta enormemente più alte di quelle consuete, sostanze fuoriuscite dalle fibre muscolari come la mioglobina o come alcuni enzimi, quali CPK, LDH e SGOT. Già questo indica che sono esse ad avere subito dei danni. Se si preleva un pezzettino di muscolo e lo si osserva al microscopio, si constata, infatti, che, a seconda della zona e della fase, si trovano fibre gonfie, lesionate soltanto in alcuni punti o totalmente degenerate.
Il dolore è una conseguenza della produzione di sostanze quali l'istamina e le chinine, oltre che del gonfiore delle fibre stesse.

Come eliminare il male ai muscoli


Di solito il dolore scompare spontaneamente in alcuni giorni. Le fibre maggiormente danneggiate vengono completamente svuotate del loro contenuto e poi ricostruite come prima oppure con caratteristiche più adatte allo sforzo che aveva portato alla lesione. Soltanto in qualche caso il dolore si protrae per parecchi giorni o addirittura per qualche settimana.
Ma esiste qualche sistema per far scomparire o almeno attenuare il dolore muscolare tardivo. Dal momento che alla base ci sono dei fenomeni di degenerazione e che i processi di riparazione richiedono quei tempi dei quali si è già detto, non esistono sistemi miracolosi. Utilissimo è però fare un po' di stretching già subito dopo lo sforzo e nei giorni successivi, così come va senz'altro bene un po' di attività blanda (per esempio pochi chilometri di corsa lenta per il maratoneta) 24 e 48 ore dopo lo sforzo.
I massaggi, eseguiti da una Massaggiatore Sportivo, sono pure vantaggiosi in corrispondenza dell'insorgere dei dolori, dal momento che diminuisce il cosiddetto "ingorgo circolatorio" che in tale fase si determina nei muscoli. Molto efficace, infine, si è dimostrata l'aspirina. Sono molti i fattori a causa dei quali si può avvertire male ai muscoli.
Ci sono, per esempio, gli infortuni (quelli che vengono chiamati strappi o stiramenti muscolari, ma anche le contusioni) e i dolori legati all'accumulo nei muscoli stessi di sostanze quali l'acido lattico o l'ammoniaca. Un dolore particolare è quello che non insorge mentre si fa attività fisica o subito dopo, ma che comincia ad essere avvertito dopo 24 ore o persino 48. Esso è denominato "dolore muscolare tardivo".

Il dolore muscolare del dopo gara


I dolori ai muscoli che a partire da 24-48 ore dopo la disputa della gara, si avverte anche in chi si era ben allenato, rappresenta un tipico esempio di "dolore muscolare tardivo". Pare che in questo caso abbiano un ruolo importante i radicali liberi, sostanze molto reattive che attaccano la membrana e certi organuli assai importanti delle fibre muscolari.
Contro i radicali liberi esistono protezioni che negli atleti sono di solito molto ben sviluppate, i cosiddetti "antiossidanti endogeni", ossia speciali sostanze che vengono fabbricate dall'organismo e che sono in grado di inattivare i radicali liberi stessi. Se lo sforzo è intenso e molto protratto, però, da soli gli "antiossidanti endogeni" possono non bastare.
Alcuni studiosi californiani hanno visto che ci si può proteggere più efficacemente dai dolori tardivi prendendo, prima dello sforzo, dosaggi molto elevati di antiossidanti che sono detti "esogeni" perché vengono introdotti dall'esterno, ossia alcune vitamine: C, A ed E. Molti atleti hanno tratto vantaggio proprio dal fatto di assumere, a partire da 3-4 giorni prima della gara, alti dosaggi di tali vitamine.

Molto schematicamente, queste possono essere le cause più frequenti del dolore ai muscoli in chi fa sport:


• distrazione ("strappo", "stiramento")
• contusione
• trauma

Dolore muscolare può essere:
• immediato (da acido lattico, ammoniaca, chinine, prostaglandine);
• tardivo;
Il "dolore muscolare tardivo" viene suddiviso da qualcuno in:
• dolore di origine prevalentemente meccanica, quando i muscoli hanno compiuto molto lavoro "negativo" ossia hanno lavorato molto per frenare il corpo o un segmento di esso;
• dolore di origine prevalentemente metabolica, in cui, invece, i muscoli hanno compiuto, per esempio, un lavoro protratto molto a lungo o un lavoro che ha portato alla riduzione di sostanze quali l'acido lattico in notevoli quantità.

Alimentazione prima della competizione sportiva

Alimentazione pre gara

La cura dell’alimentazione è fondamentale per l’atleta, particolare importanza assumerà il cosiddetto “regime di gara”, che inizia la sera precedente l’impegno atletico per chiudersi alla fine dello stesso.

Ovviamente in rapporto al tipo di sport praticato insorgono necessità e fabbisogni specifici: un maratoneta si alimenterà sicuramente in modo diverso da un saltatore.

Un’alimentazione razionale deve in ogni caso evitare il calo di forma e rendere minime le reazioni da affaticamento che seguono lo sforzo.

L’atleta utilizzerà durante la competizione le calorie accumulate con l'alimentazione equilibrata dei giorni precedenti, la dieta pre gara ha lo scopo di mantenere il livello energetico ottenuto in precedenza.

Lo sportivo deve avere una sufficiente scorta di glicogeno nei muscoli e nel fegato, soprattutto se si appresta a partecipare ad una competizione relativa ad uno sport di durata, in questo senso i cibi più adatti per la vigilia saranno quelli ricchi di amidi (riso, pane, pasta, patate); particolare attenzione si dovrà avere per l’idratazione del corpo.

L’ultimo pasto prima della gara deve essere costituito da cibi facilmente digeribili, deve avere un volume modesto e deve essere consumato almeno 3 – 4 ore prima.

Se la gara è di mattina, occorrerà fare colazione almeno 2 ore prima, e particolare importanza avrà l’alimentazione della sera precedente.

Se la gara è di pomeriggio, la colazione dovrà essere particolarmente abbondante e il pranzo dovrà essere consumato almeno 3 ore prima.

Se la gara è di sera, particolare importanza assumerà il pranzo, mentre prima della gara può essere prevista una razione alimentare di attesa.

Le razioni di attesa hanno specifica rilevanza negli sport di lunga durata e nei casi in cui l’orario di inizio non è ben definito o può essere suscettibile di ritardo (incontri di tennis a seguire) oppure nelle competizioni con intervallo.

La razione di attesa serve ad equilibrare, ad evitare e a compensare brusche variazioni della glicemia e ad idratare l’organismo. Infatti, specialmente negli atleti emotivi l’ansia dell’attesa è in grado di abbassare la glicemia più del lavoro muscolare stesso; inoltre ritardi di oltre mezz’ora, soprattutto con alte temperature, possono modificare glicemia e idratazione.

La razione di attesa più usata consiste nel bere nell’intervallo fra l’ultimo pasto e l’inizio della gara, ogni ora, un bicchiere di acqua con succo di frutta concentrato, senza aggiunta di zucchero, oppure acqua e fruttosio, o ancora meglio acqua con maltodestrine; l’ultimo va assunto almeno mezz’ora prima.

Rifornimento nell’intervallo: tipico degli sport di squadra (calcio). Si deve cercare di rifornire l’organismo delle sostanze consumate durante la prima parte della gara, tenendo conto che per l’assimilazione abbiamo soltanto pochi minuti.

Sara’ pertanto opportuno introdurre liquidi e sali, per combattere le perdite di sudore e l’acidosi da fatica, e zuccheri facilmente e velocemente assimilabili, per ristabilire eventualmente la giusta glicemia (fruttosio, maltodestrine).

E’ molto importante poco prima di una competizione non ingerire saccarosio (lo zucchero comune), poiché, provocando un’impennata glicemica, stimola l’intervento dell’insulina che porta ad una ipoglicemia successiva, rischiando di compromettere la gara.

Evitare quindi anche tutte le bevande che lo contengono: bibite in lattina, succhi addizionati, ecc.

Riassumendo:

- assumere carboidrati complessi sino a due ore prima dell’attività fisica;

- evitare nei trenta minuti che precedono lo sforzo di ingerire zuccheri, specialmente quelli ad alto indice glicemico;

- nelle discipline di media e soprattutto di lunga durata, assumere, ogni circa 20 minuti, 150-200 cc. di liquidi con maltodestrine disciolte, ad una concentrazione non superiore al 7-8%.

Nelle fibre muscolari, durante un lavoro impegnativo o/e prolungato, in seguito alla riduzione del contenuto di Glicogeno, si consumano dapprima le piccole scorte disponibili di due aminoacidi, l’alanina e la glutammina, poi, quando anche queste sostanze sono finite, si smontano le proteine costitutive del muscolo, ecco perché, può essere consigliata l’assunzione degli aminoacidi a catena ramificata, che possono essere trasformati, attraverso una serie di reazioni, in Glucosio, la sostanza che, prima che fosse esaurito, derivava proprio dal Glicogeno, evitando dopo l’attività, il problema di ricostruzione del muscolo.

Uso dell'Argilla Verde ventilata

USO DELL'ARGILLA VERDE

Una vera panacea per gli sportivi

ARGILLA VERDE VENTILATA
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Le Proprietà Terapeutiche dell’Argilla tratto da "Il libro completo dell'Argilla"
I Suoi Poteri Curativi

Nel 1928, il prof. Laborde, docente alla Facoltà di Farmacia di Strasburgo, dichiarò: «La terra curativa, presa regolarmente o periodicamente, è il dono che purifica, vivifica, compensa e risana, proprietà essenziali della natura. È un potente dinamogeno che ristabilisce un equilibrio stabile risvegliando l’attività delle ghiandole».
Come molti altri rimedi naturali, l’argilla è una materia molto complessa: le sue proprietà non dipendono cioè da un solo elemento quanto piuttosto dall’interazione delle varie sostanze di cui è composta, che ne moltiplicano l’efficacia.


L’argilla possiede le seguenti proprietà curative.


Antisettica e battericida: l’argilla curativa è un complesso completamente sterile in grado di contrastare l’attività dei batteri creando un ambiente ostile alla loro crescita senza recare alcun danno all’organismo umano.
L’argilla, infatti, agisce neutralizzando solo le eccedenze di batteri, mentre non ostacola la sana ricostruzione cellulare. Aiuta soprattutto a eliminare i parassiti intestinali e a ristabilire il giusto equilibrio della flora microbica compromesso da enteriti, coliti, colibacillosi.


Antitossica: l’argilla è un efficace rimedio contro avvelenamenti da sostanze tossiche; la sua caratteristica assorbente facilita l’espulsione di veleni dall’organismo. Nel corso di vari esperimenti è stato dimostrato che mentre una quantità minima di una soluzione di stricnina somministrata ad alcuni topi ne causa la morte in pochi minuti, la stessa dose somministrata aggiungendo argilla fa sopportare agli animali il veleno senza inconvenienti.


Assorbente: il suo potere assorbente può variare dal 20 sino al 50% del suo peso.
L’argilla è in grado di assorbire enormi quantità di liquidi, ma anche di gas, proprietà che viene sfruttata in molte applicazioni curative, soprattutto in caso di intossicazioni intestinali e problemi dermatologici.


Cicatrizzante: le sue qualità basiche (a pH quasi neutro) esercitano un’influenza come biocatalizzatore dell’organismo ossia favoriscono l’insieme di reazioni chimiche necessarie alla vita, ad esempio la coagulazione del sangue e la rigenerazione della pelle.
Questa proprietà dell’argilla viene sfruttata sia per curare ferite esterne sia per curare l’ulcera gastroduodenale.


Energizzante: l’argilla contiene vari minerali e oligoelementi che vengono ceduti all’organismo attraverso le membrane delle cellule del corpo. Questa proprietà spiega perché essa ha un’azione particolarmente efficace nei disturbi articolari, in caso di fratture, nelle anemie e in tutti i casi di demineralizzazione.


Le Preparazioni con l’Argilla


La corretta preparazione dell’argilla per uso esterno
Mescolando l’argilla con acqua calda, tiepida o fredda si ottiene una pasta più o meno plastica, che può essere impiegata nella cura di varie malattie e disturbi.

Ricordiamo, inoltre, che l’argilla preparata con acqua salata (sale marino integrale) e priva di cloro accresce la sua efficacia terapeutica.

Per ottenere un’argilla idonea all’utilizzo esterno è opportuno rispettare i seguenti passaggi:
1) porre uno strato di 2-3 cm di argilla sul fondo di un recipiente di vetro o di ceramica (per 2 cucchiai di argilla un cucchiaio e mezzo di acqua);
2) aggiungere acqua fredda fino a ricoprire l’argilla e mescolare con un cucchiaio di legno, lasciando che il liquido venga completamente assorbito fino a ottenere un impasto a consistenza cremosa;
3) coprire con una garza o con un panno per evitare che si depositi qualche corpo estraneo e lasciare riposare per qualche ora; se le condizioni meteorologiche lo consentono esporre l’argilla al sole;
4) l’argilla pronta per l’uso si presenta liscia come creta, omogenea e con una consistenza cremosa: raccolta su un cucchiaio di legno, non deve colare.
La consistenza dell’impasto può essere aggiustata aggiungendo un po’ di argilla (quando l’impasto risulta troppo molle) o un po’ d’acqua, quando l’impasto è troppo asciutto.

L’argilla così preparata può essere conservata pronta per l’uso per un tempo indefinito: sarà sufficiente assicurarsi che sia conservata al buio in un sacchetto, un vaso di terracotta o in un qualsiasi altro recipiente e aggiungere acqua se indurisce per la parziale evaporazione dell’acqua.

È indispensabile non lasciare mai l’argilla a contatto con oggetti o recipienti metallici poiché piccole quantità di metalli anche tossici vengono rilasciate a causa dell’elevato potere di adsorbimento strutturale dell’argilla.

UTILIZZO ESTERNO


Per uso esterno l’argilla si utilizza sotto forma di: cataplasmi e impiastri, polverizzazione, bagni, unguenti, maschere e frizioni. È opportuno utilizzare argilla grossa per impacchi e cataplasmi di grandi proporzioni mentre l’argilla macinata fine è più indicata per impacchi e cataplasmi di normali proporzioni, polverizzazioni, unguenti, maschere e frizioni.

1 - Cataplasmi e impiastri


Cataplasmi e impiastri di argilla sono ancora oggi i metodi di utilizzo più usati in argilloterapia; sono impasti dove oltre all’argilla si possono aggiungere anche estratti vegetali, oleoliti, oli essenziali che in alcuni usi ne amplificano l’efficacia.

Il cataplasma consiste nell’applicare sul corpo la pasta di argilla e acqua distesa su un telo di stoffa.

L'Argilla si applica direttamente sulla pelle ben pulita, prima con uno strato sottile poi sempre più spesso sino ad ottenere lo spessore desiderato (almeno 1/2 centimetro).

Sulla zona ricoperta di peli si può porre una garza sottile tra lo strato di argilla e la pelle.

E' utile che la zona trattata si mantenga ferma, è bene fissare lo strato di Argilla con bendaggio su un telo di cotone o di lino e poi applicato sulla parte interessata, o con della biancheria.

Il massimo della sua forza si ottiene isolando il tutto con un panno di lana.

La durata dell'applicazione varia dalla mezz'ora alle due ore.

Rimuovere lo strato di Argilla quando da freddo è diventato caldo oppure quando "tira" la pelle.


Se non viene altrimenti indicato, il cataplasma deve essere a temperatura ambiente; dove è indicato il cataplasma caldo, l’argilla va scaldata a bagnomaria. Per non suscitare una reazione di fastidio, il cataplasma va applicato gradualmente, appoggiandone prima un angolo sulla pelle e proseguendo lentamente finché l’organismo si abitua alla temperatura. Il cataplasma deve essere fissato con bendaggi in modo che non si sposti, ma anche senza stringere e deve essere lasciato al suo posto per 30 minuti e per un massimo di 2-3 ore. Quando è il momento di toglierlo si lava la parte con acqua fredda o tiepida con una spugna.

Il cataplasma di argilla è utile nella cura di manifestazioni artrosiche, distorsioni, slogature, contusioni, ematomi ed edema.

L’impiastro, miscela di argilla e acqua con la consistenza di una creta è applicato direttamente sulla parte del corpo da trattare in uno strato di circa mezzo centimetro. Trascorso il tempo necessario, che può variare da 2-3 ore fino all’essiccamento, si rimuove l’impiastro facendo uso di un cucchiaio o di una spatola di legno e si lava la parte con una spugnetta inumidita con acqua tiepida. L’impiastro è molto efficace nelle affezioni dell’apparato digerente e dermatologiche (ulcere, dissenterie, coliti, enteriti, piaghe, dermatiti).

2 - Bagni parziali o totali


Si sceglie un’argilla verde macinata fine o grossa da stendere sul fondo di una bacinella (tre-quattro manciate di argilla equivalenti a circa 80-100 grammi) che sarà riempita di acqua calda con il 5% di sale marino integrale, mescolando sino a quando l’argilla sarà sciolta e in sospensione. Questa preparazione può essere utilizzata per gargarismi, lavaggi vaginali, clisteri, pediluvi e maniluvi. Per un bagno totale versare in una vasca colma di acqua tiepida 1/2 chilo di argilla e, eventualmente, 10 gocce d’olio essenziale di lavanda, mescolare e immergersi per 15 minuti, eseguendo movimenti con gambe e braccia. Ci si sciacqua, quindi, con acqua tiepida e ci si corica a letto ben coperti per circa un’ora.

3 – Frizioni


Per prepararle, è sufficiente ottenere una poltiglia molto liquida di argilla fine in polvere nella quale s’immergerà un pezzo di tela che basterà far sgocciolare prima di applicarlo sulla parte da trattare. Le frizioni sono utili in caso di piaghe e ferite e in caso di dolori reumatici e artrosici.

4 – Maschere


Versare in una ciotola un bicchiere di argilla a grana fine, mezzo bicchiere di acqua ed un cucchiaio di yogurt. Mescolare fino a ottenere un composto omogeneo da spalmare sul viso e sul collo.

Lasciare in posa 15 minuti e risciacquare con acqua tiepida.

La maschera, uno dei trattamenti cosmetici e terapeutici più utilizzati, si comporta come una potente carta assorbente che toglie le tossine dell’epidermide e contemporaneamente cede sostanze minerali, elementi rivitalizzanti ed energetici. L’azione meccanica superficiale che si esplica durante l’asportazione della maschera stessa, inoltre, consente l’eliminazione delle lamelle cornee superficiali e rende la pelle più chiara, sgrassata e pulita.

5 – Polverizzazione


Si usa l’argilla fine e polverizzata come un talco da applicare direttamente sulla parte interessata. Essa presenta un’efficace azione antisettica e cicatrizzante utile contro gli eritemi, i pruriti, il sudore, gli arrossamenti, le screpolature della pelle, le piccole ferite e contro l’eccessiva sudorazione dei piedi.

6 – Unguenti


Aggiungendo olio extravergine di oliva (oleoliti, olio di mandorle o di jojoba), miele, burro o glicerina alla polvere di argilla fine è possibile ottenere unguenti per uso terapeutico per medicare escoriazioni, geloni, rossori, ulcere e dermatiti in generale.
Si adopera un tovagliolo o un pezzo di tela e si spalma l’unguento sulla parte da trattare.

Massaggio Antistress


MASSAGGIO ANTI- STRESS

Già il massaggio classico è riconosciuto come antidoto contro lo stress
e gli effetti distruttivi di accumulo
che le malattie legate allo stress hanno sul nostro fisico.


Il massaggio antistress centra in modo mirato il problema "stress", è studiato per offrire, in modo perfetto, il recupero dell'equilibrio olistico e liberarsi dalla morsa della tensione.

Durante il massaggio, lo stimolo e il rilassamento di certi particolari punti, il corpo e la mente
si rilassano e "staccano il contatto" con il vortice febbrile dei problemi, delle preoccupazioni e delle abitudini.
Cosi' facendo la stessa energia spesa per reagire allo stress viene reincanalata permettendo in questo modo l'avvio di processi curativi spontanei.

In pratica il massaggio integra il corpo, la mente e le emozioni che sappiamo collegate tra loro in modo sottile.
Induce un processo di rilassamento e di armonia interiore ed aiuta il fisico a guarire

Massaggio del Viso


Massaggio del Viso

Il Massaggio estetico del viso è una tecnica di massaggio ancora poco conosciuta in occidente, ma che sicuramente nei prossimi anni avrà una notevole diffusione anche qui da noi; infatti è una tecnica piacevolissima da ricevere, ma anche molto efficace su tutti i problemi della pelle, o anche solo per mantenerla giovane e bella. Il trattamento viene eseguito sotto il getto di un umidificatore e tutto il massaggio viene eseguito con l'ausilio di creme idratanti. Vengono massaggiate tutte le zone del viso, il collo, e il mento, per un totale di circa 50 manovre diverse! Al termine del massaggio, generalmente, si applica una maschera di bellezza mentre il massaggio continua sulla nuca e sui capelli, o anche sulle braccia, sulle mani e sulle dita. Inutile dire che si tratta di un trattamento meraviglioso, particolarmente rilassante, durante il quale si utilizzano inoltre tecniche di digitopressione sui punti di agopuntura delle aree trattate, estendendo così l'effetto del massaggio a tutti gli organi interni.

Massaggio Aromaterapico con oli essenziali


Massaggio Aromaterapico
Il potere curativo del tocco del massaggio unito all’intelligenza degli oli essenziali



Definizione

Il Massaggio Aromaterapico è uno dei modi più semplici per utilizzare il potere degli oli essenziali assieme alla sapienza delle mani per occuparci della salute del nostro corpo-mente.

Generalmente nel massaggio aromaterapico s’utilizza una sapiente combinazione di oli vegetali e di oli essenziali puri e naturali.

L’utilizzo di oli vegetali di base agevola la manualità nel massaggio facilitando la penetrazione degli oli essenziali e quindi la loro efficacia.

“La forma più antica e più importante di aromaterapia è il massaggio. Gli antichi quando praticavano il massaggio usavano sempre gli oli che erano aromatizzati.”


Effetti psico-corporei


Il Massaggio Aromaterapico

· influisce positivamente sulla circolazione sanguigna e linfatica
· nutre la pelle, rendendola più giovane ed elastica
· permette il naturale rilascio di tossine, di ansietà e stress, ovvero tensione fisica, emozionale e psichica localizzate a livello muscolare, articolare e degli organi interni
· aumenta il livello energetico individuale, ed il tono dell’umore
· rinforza il sistema immunitario, migliorando la nostra resistenza alle malattie
· migliora la nostra vita affettiva e sessuale
· favorisce la rigenerazione cellulare e tissutale
· combatte i radicali liberi, favorendo la longevità.




Introduzione


Il massaggio aromatico si effettua con una manualità consapevole unita ad un olio aromatico e ad una predisposizione amorevole verso il soggetto che lo richiede.

Ciò che caratterizza il massaggio aromaterapico da quello aromatico è la maggiore esperienza, il maggiore livello intuitivo uniti alla conoscenza e padronanza delle variabili che intercorrono nell’ effettuazione del massaggio.

In entrambi i casi le condizioni ideali per ricevere o effettuare su di sé un massaggio efficace con una componente aromatica sono le seguenti:

· la distanza di almeno 1 ora dall’ ultimo pasto effettuato
· la pulizia del corpo fisico attraverso la doccia, il bagno, la sauna, il bagno turco o brushing
· la predisposizione favorevole ad accettare l’ operatore e gli effetti del massaggio
· la disponibilità ad avere un sufficiente lasso di tempo da dedicare al massaggio e al relax successivo alla sessione.


Il tempo

Il tempo da dedicare ad un massaggio aromaterapico varia a seconda dello scopo per cui lo si riceve e alla particolare componente aromatica utilizzata.

Ad esempio può essere particolarmente breve, da 5 a 10 minuti se effettuato come automassaggio o su una parte ristretta del corpo: viso, mani, piedi.

Quando si dispone di un tempo maggiore e si vuole beneficiare di un massaggio completo si può ipotizzare il tempo di 50 minuti per riceverlo.


Ambiente esterno ed ambiente interno

Definiremo ambiente esterno il luogo, le persone, ciò che vi è contenuto, al momento presente e prima di effettuare il massaggio aromaterapico.

Definiremo ambiente interno la condizione fisica, energetica, emozionale, psicologica, spirituale del soggetto ricevente al momento presente.

Per ciò che concerne l’ambiente esterno, sia che ci si trovi in un ambiente aperto o chiuso sarebbe bene avere un luogo né troppo caldo, né tropo freddo, che sia pulito, gradevole, armonioso, predisposto energeticamente e per quanto possibile non avere condizioni sfavorevoli alla effettuazione del massaggio, quali: rumori molesti, cattivi odori, luce troppo forte, presenza di altre persone, eccetto chi effettua il massaggio

Per ciò che concerne l’ambiente interno, ossia le condizioni della persona che vuole ricevere il massaggio è bene che non abbia mangiato o bevuto eccessivamente, che non sia particolarmente turbata emozionalmente, che non abbia particolari controindicazioni fisiche al massaggio. L’operatore prima di effettuare il massaggio aromaterapico dovrà tener conto delle seguenti indicazioni e controindicazioni generali e disporre dei materiali idonei.


Controindicazioni fisiche

· infezioni che si trasmettono per mezzo del contatto fisico o della saliva
· febbre
· tumori
· predisposizione a trombosi o flebiti
· ferite, cicatrici recenti, ustioni
· disturbi cardiaci gravi
· fratture recenti
· malattie della pelle
· infiammazioni dei tessuti, dolori muscolari molto forti, tendinite, borsiti
· epilessia
· bambini e donne in gravidanza



Linfodrenaggio Manuale o Drenaggio Linfatico Manuale

IL DRENAGGIO LINFATICO MANUALE

Il drenaggio linfatico manuale (DLM), ideato da Vodder intorno agli anni 20, agisce sui vasi linfatici attivandone l'automatismo ed aiutando l'eliminazione del liquido interstiziale e della linfa.
Il drenaggio linfatico manuale rappresenta una tecnica efficace ed ormai diffusa in tutto il mondo.

Il concetto di "drenaggio" si riferisce alla messa in moto del liquido da una zona dove si è accumulato verso un punto di sbocco, mediante un appropriato sistema di manovre opportunamente studiate e codificate, attraverso un naturale sistema di conduzione: il sistema linfatico. Così come l'agricoltore drena un campo inondato ed elimina l'acqua stagnante mediante una rete di canali, nel nostro organismo esiste un sistema tubulare formato dai vasi linfatici che rende possibile l'uscita relativamente semplice del liquido interstiziale e della linfa che, per vari motivi patologici, si sono accumulati in diverse parti del corpo, specialmente nella pelle o sotto di essa (fra questa ed il rivestimento muscolare).
Le manipolazioni che si eseguono durante il drenaggio linfatico sono delicate, lente e ripetitive ed esercitano un piacevole effetto antistress, perché attivano il sistema nervoso vegetativo preposto al rilassamento (parasimpatico).

Le indicazioni del DLM sono numerose e viene proposto per la sua azione antiedema, (le manipolazioni specifiche del DLM sono particolarmente efficaci per il trattamento del linfoedema), l'effetto analgesico (sedativo del dolore), l'effetto sulle fibre muscolari lisce.
Sulle fibre muscolari striate il DLM esercita un effetto rilassante quando questi muscoli sono tesi e ipertonici; sulle fibre muscolari di tipo liscio (muscolatura viscerale) migliora ed attiva il loro automatismo; attiva la risposta difensiva del sistema immunitario: attraverso il drenaggio linfatico, miglioriamo la risposta difensivo immunitaria delle zone trattate.

La pratica del DLM non deve mai produrre arrossamento della pelle, espressione di un maggior apporto di sangue e di maggior apporto di liquidi ad un tessuto. Al contrario, attraverso il DLM, favoriamo il riassorbimento di liquidi in eccesso. Non si deve mai procurare dolore durante il drenaggio, perché in questo caso i vasi linfatici smettono di funzionare correttamente per ché si collassano per via riflessa. Il ritmo delle manipolazioni è piuttosto lento, a differenza del massaggio manuale tradizionale, e le mani dell'operatore devono lavorare con buona aderenza ai piani cutanei, per favorire l'attivazione della linfa e il convogliamento delle scorie e dei liquidi ristagnanti. Le pressioni delle manipolazioni del drenaggio linfatico si eseguono tangenzialmente alla superficie cutanea, per cui risultano più deboli e delicate di quelle utilizzate nel massaggio manuale tradizionale. Ad ogni fase di pressione di spinta deve seguire una fase di rilassamento, fase molto importante perché il liquido interstiziale e la linfa agiscono come una massa liquida che si sposta lentamente.
Per ottenere un buon drenaggio, è necessario eseguire manipolazioni lunghe e lente, rispettando i periodi di pausa per la fase di rilassamento e di riempimento dei vasi linfatici.

Il DLM è una tecnica efficace per prevenire ed attenuare l'antiestetico aspetto a "buccia d'arancia " della cellulite. Abitualmente, si suggerisce, di sottoporsi ad un ciclo di sedute frequenti (2-3 la settimana ) e ad una terapia di mantenimento (2-4 sedute mensili), a seconda dell'importanza dell' inestetismo.
Nel trattamento di patologie (edema post-chirurgico, esiti cicatriziali), la prescrizione medica deve essere specifica e personalizzata.
In questi casi la frequenza sarà prescritta dal medico e sovente viene prescritto ogni giorno.

Riflessologia Plantare

Brevi cenni sulla Riflessologia Plantare

Il piede è riconosciuto da millenni come sede eletta, anche se non unica, di zone riflesse, cioè in stretto collegamento con le altre parti del corpo. Attraverso la riflessologia plantare, una tecnica di massaggio in cui si usano esclusivamente i pollici, ed è possibile intervenire su alcuni punti del piede per ristabilire equilibri perduti, per prevenire e curare molti disturbi e per mantenere il benessere.

IL MASSAGGIO CHE RILASSA

I piedi hanno una straordinaria ricchezza di terminazioni nervose, le quali hanno un’azione riflessa su tutto l’organismo. Sono una parte del corpo in stretto collegamento con le altre, e il collegamento avviene sempre grazie all’intervento del cervello, che riceve un messaggio, lo decifra e invia una risposta là dove questa è stata richiesta.

Il terapeuta nel corso di una seduta di riflessologia esercita una pressione su alcune zone del piede senza spostare il dito, con un movimento a scatto, flettendo la falange in modo da formare un angolo di 70 gradi e procedendo con un ritmo continuo. Viene seguito un percorso preciso, rappresentato dalla mappa dei punti riflessi.

Nel piede, il corpo umano è rappresentato come un uomo seduto ed i punti riflessi si presentano con la stessa sequenza che gli organi corrispondenti hanno nell’anatomia del corpo. Si parte dalla testa, che è riflessa nelle dita, e si arriva giù fino, al bacino, che ha il suo punto riflesso nella zona del calcagno. I due piedi, inoltre, rappresentano ciascuno una metà del corpo, compresi gli organi che in esso si trovano.

Un trattamento personalizzato

La riflessologia è in grado di fornire lo stato di funzionalità dell’organo corrispondente al punto riflesso nel piede, che viene stimolato e quindi, in un certo senso, "interrogato". A seconda dei casi, tale punto può rispondere alla pressione con dolore, fastidio, piacere o indifferenza.

Il punto dolente denuncia la situazione di malessere dell’organo bersaglio, che a sua volta può accusare un disturbo per diverse ragioni, le quali vanno a loro volta indagate e circoscritte. Le disfunzioni possono infatti avere origini diverse, quindi bisogna cercarne le cause, caso per caso.

Va sottolineato, infine, che la riflessologia plantare non ha controindicazioni, perché produce sempre e comunque una reazione positiva, che si oppone a eventuali squilibri. E se è vero che il suo campo di applicazione è vastissimo, e spazia dalla cura delle allergie a quella delle depressioni, dalle disfunzioni ormonali all’artrosi cervicale, è altrettanto vero che un breve ciclo di sedute al cambio di stagione può essere utile a tutti per mantenere il benessere psicofisico e prevenire l’insorgere di disturbi e malesseri.

Le zone da stimolare

Alcune zone del piede vanno adeguatamente stimolate in ogni caso, indipendentemente dal tipo di problema specifico: sono quelle corrispondenti all’apparato urinario, al sistema nervoso e a quello ormonale. In particolare, trattando i punti del piede che corrispondono all’apparato urinario, si mobilizzano le tossine presenti nell’organismo. Grazie a questo processo queste entrano in circolo e vengono eliminate dai reni e dal fegato, per cui il corpo si disintossica. Stimolando invece i punti corrispondenti al sistema nervoso e a quello ormonale si ripristina un buon equilibrio psicofisico. Gli altri punti specifici, individuati caso per caso, costituiscono la cura personalizzata per ogni singolo paziente.

Gli obiettivi della Riflessologia Plantare

Ridurre l'ansia e il dolore; indurre il rilassamento e il sonno; mitigare la nausea e il vomito; controllare alcuni sintomi quali la stitichezza o il singhiozzo.

Si può stilare un elenco dei disturbi curabili con la giusta digitopressione. La depressione e i problemi dell'umore si combattono premendo le zone dell'ipofisi e del cuore. Contro il nervosismo, lo stress, l'angoscia e la stanchezza bisogna riferirsi alle aree del plesso solare, polmoni, ghiandole surrenali, reni, ipofisi. I punti dei reni e della vescica sono da considerare per la terapia delle mestruazioni dolorose, la sindrome premestruale e la cistite. Facendo pressione sulle zone del pancreas, dell'intestino, del colon, dello stomaco e del plesso solare si curano i problemi digestivi e le coliti; con i reni e il cuore si combatte il disturbo del gonfiore alle gambe. Per il mal di testa si consiglia di rivolgersi alle aree degli occhi, della fronte e del fegato; per l'insonnia e i frequenti risvegli notturni le aree della fronte e del plesso solare; per la costipazione il punto dove è localizzato il riflesso dell'intestino, e così via.

Caratteri del trattamento

Praticando la riflessologia la sensazione che si prova è una spiccata rilassatezza, un'avvolgente senso di calore e accudimento. La mente rallenta i propri ritmi, favorendo il collegamento consapevole alle percezioni corporee e aprendo la via ad una dimensione di benessere. Il percorso terapeutico varia da soggetto a soggetto; mentre immediati sono i benefici relativi a distensione e disintossicazione, la durata del ciclo di trattamenti mirati ad un problema specifico dipende dalla risposta individuale. E' chiaro, comunque, che gli squilibri organici o le malattie psicosomatiche che si trascinano da più tempo e di natura grave avranno bisogno di una serie di interventi più lunga.

Nel processo di riconquista dell'equilibrio, si possono verificare alcuni effetti indesiderati che si configurano come vere e proprie "crisi di assestamento", ma che segnalano la vicinanza dello scopo ultimo della terapia riflessogena, cioè la guarigione. Tra questi fenomeni (tutti di carattere transitorio) si annoverano l'aumento delle eruzioni cutanee, l'incremento della sudorazione e della secrezione del naso e della bocca, l'innalzamento dei valori dell'attività intestinale e di quella della vescica urinaria.